Nello scenario di una remota colonia penale, un illustre straniero – il Viaggiatore – viene condotto al cospetto di un macchinario all’apparenza singolare. Ancor più singolare è la sua funzione, che gli viene minuziosamente spiegata dall’Ufficiale incaricato di metterla in azione. L’apparecchio è il non plus ultra del concetto di giustizia, poiché attraverso un processo di scrittura è in grado di emettere una sentenza, a detta dell’esecutore, che più equa non si può: viene incisa sulla pelle del reo. A completare il quadro della situazione, il Soldato che tiene d’occhio l’ignaro Condannato, il quale assiste alla scena senza poter comprendere a cosa, a breve, andrà incontro. Un racconto che incarna l’essenza dell’immaginario kafkiano, carico di simbolismi e di richiami al complesso rapporto tra l’autore e la sua passione per la scrittura. Nella colonia penale in questione, la colpa e l’espiazione sfumano in una nube che intossica le credenze più radicate del Viaggiatore, nonché del lettore, in una spirale che lascia intravedere assurdità e turpitudini dell’animo umano.
L’autore:
Franz Kafka nacque nel 1883 a Praga. Frequentò gli istituti tedeschi della città boema e nel 1906 conseguì la laurea in Giurisprudenza. Dopo un anno di pratica giuridica, ottenne un impiego nel ramo assicurativo. Si spense a Kierling, in Austria, nel 1924. Gran parte della sua produzione è stata pubblicata postuma, come i suoi tre romanzi: Il processo (1925), Il castello (1926) e America (1927). Tra i suoi lavori spiccano aforismi, diari, lettere e racconti; a quest’ultima categoria appartengono opere non antologizzate come La metamorfosi (1915) e Nella colonia penale (1919). Il suo stile realistico e metaforico, arricchito dalle inquietudini di un’esistenza tormentata, lo ha reso uno degli autori più influenti del Novecento.