I protagonisti di questi due racconti, ormai privi di forza e volontà, sono costretti a confrontarsi con le donne della loro vita. Così, in Mia moglie, il possidente e ingegnere Pàvel Andrèjvič scopre di essere profondamente disprezzato dalla giovane consorte, che gli rivela di non amarlo più. Una storia noiosa vede invece Nikolàj Stjepànovič, un vecchio e illustre professore di scienze, confrontarsi con l’ossessione del denaro e con la paura di morire; non riesce più ad amare la moglie e la figlia, e si rifugia nell’affetto di Kàtja, la figlioccia eccentrica, ex attrice e donna libera. Sono storie di decadenza interiore, di incapacità ad affrontare i nodi scorsoi della coscienza, quando l’esistenza presenta il conto dell’aridità e dell’inadeguatezza con cui si è vissuto per troppo tempo, ignari della fine che accomuna tutti gli uomini.
L’autore:
Anton Čechov è stato uno scrittore e drammaturgo russo. Cresciuto in una famiglia economicamente disagiata, si trasferì nel 1879 a Mosca dove conseguì la laurea in Medicina. Tuttavia esercitò di rado, dedicandosi esclusivamente all’attività letteraria. Nel 1895 conobbe Tolstoj, cui rimase legato da amicizia per tutta la vita. Nel 1900 venne eletto membro onorario dell’Accademia russa delle scienze. La sua produzione novellistica è particolarmente copiosa e percorsa da motivi ricorrenti. La fama arrivò con Racconti variopinti (1886) e Nel crepuscolo (1887). Lasciò la propria impronta geniale anche nel teatro con opere come Zio Vanja (1899), Le tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1904). Morì dopo una estenuante lotta contro la tubercolosi all’età di soli quarantaquattro anni.